In alternativa alla tumulazione e all’inumazione, la cremazione è un processo mediante il quale il corpo viene trasformato in cenere.
È uno dei riti più antichi e diffusi della storia dell’umanità, basti pensare che le prime testimonianze di questa pratica risalgono al neolitico ed era utilizzata soprattutto tra le popolazioni legate al nomadismo.
In tempi moderni, in Italia – e per la precisione a Milano – la prima cremazione d’Europa avvenne nel 1876, ma solo con la “Legge Crispi” del 1888 la Cremazione entrerà ufficialmente nel nostro ordinamento.
Oggi la cremazione è praticata in tutte le parti del mondo come scelta libera e razionale: tra le motivazioni anche quella di evitare il disfacimento del corpo e tutelare le esigenze igieniche e ambientali delle società moderne.
Sempre un numero maggiore di persone opta, nel pieno rispetto dei sentimenti religiosi, per questa pratica considerandola una scelta intelligente ed ecologica, che rispetta la vita e non sottrae spazio o risorse ai vivi.
La cremazione è possibile qualora il defunto:
- sia iscritto a una Società che abbia tra i propri fini la cremazione;
- abbia lasciato un testamento (anche olografo) dal quale risulti la sua volontà a essere cremato; in questo caso il testamento deve essere depositato presso un notaio che provvede alla pubblicazione;
- il coniuge, o i parenti più prossimi, dopo il decesso rilascino una dichiarazione scritta confermando la volontà alla cremazione espressa in vita dal defunto.
A cremazione avvenuta, come previsto dalla legge del 30 marzo 2001, n. 130, le ceneri possono essere:
- tumulate in manufatto in concessione (loculo, anche se già occupato da una salma, cappella, tomba di famiglia, ossario);
- affidate a un familiare per la custodia in abitazione;
- disperse in natura (solo se tale volontà è stata lasciata per iscritto dal defunto).